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  1. Fu eletto console nel 192 a.C. ed ebbe come collega Lucio Quinzio Flaminino; fu inviato dal Senato contro i Boi, che si arresero immediatamente e Enobarbo rimase nel loro territorio fino all' anno successivo, quando cedette il comando al nuovo console Publio Cornelio Scipione Nasica [3] . Nel 190 a.C. fu legato del console Lucio Cornelio ...

  2. Gneo Domizio Enobarbo – politico romano, console nel 32 d.C., e padre dell'imperatore Nerone Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 2 ...

  3. Domìzio Enobarbo, Lucio nell'Enciclopedia Treccani - Treccani - Treccani. Nome di varî personaggi romani, di cui sono più noti: 1. Figlio di Gneo Domizio Enobarbo, console nel 96, e di Porcia: avversario di Pompeo e dei triunviri, riuscì console nel 54 a. C., concludendo uno scandaloso contratto con i candidati al consolato Gneo Domizio ...

  4. A seguire sono rappresentati Antonia Maggiore col consorte Lucio Domizio Enobarbo e i loro figli, Gneo Domizio Enobarbo e Domizia. Ai lati di Lucio poi, ci sono due uomini, di cui il più anziano è stato identificato con Mecenate o Sesto Appuleio.

  5. Citazioni su Gneo Domizio Enobarbo [modifica] Il padre di Nerone chiamossi Cneo Domizio Enobarbo, uomo bruttato d'infami delitti, e degno compagno di Agrippina , come confessava egli stesso, quando agli amici, congratulantisi per la nascita di un figliuolo, rispose che "da Agrippina e da lui non poteva nascer cosa che non fosse detestabile e dannosa al genere umano".

  6. La cosiddetta Ara di Domizio Enobarbo è un'opera della scultura romana tardo repubblicana in quattro lastre conservate in parte al Museo del Louvre e in parte alla Gliptoteca di Monaco. Le lastre a bassorilievo provengono dal tempio di Marte (o di Nettuno) situato sotto la chiesa di San Salvatore in Campo presso il Circo Flaminio e componevano una base per statue lunga metri 5,65 x 1,75 e ...

  7. DOMIZIO Enobarbo, Gneo (Cn. Domitius Cn. f. Cn. n. Ahenobarbus) Plinio Fraccaro. Figlio del precedente. Tribuno della plebe nel 104, fece passare una lex Domitia de sacerdotiis che trasferiva ad un comizio di 17 tribù la nomina dei membri dei quattro principali collegi sacerdotali. Accusò invano prima M. Emilio Scauro e poi M. Giunio Silano.