Risultati di ricerca
UBERTO Io crederei, che la mia serva adesso, anzi, per meglio dir, la mia padrona, d'uscir di casa mi darà il permesso. SERPINA Ecco, guardate: senza la mia licenza pur si volle vestir. UBERTO Or sì, che al sommo giunta è sua impertinenza. Temeraria! E di nozze richiedermi ebbe ardir! SERPINA T'asconderai
Leggi il testo integrale della commedia musicale La serva padrona, scritta da Carlo Goldoni nel 1733. Segui le avventure di Uberto, Serpina e Vespone, tra amore, gelosia e ironia.
Gennaro Antonio Federico. 1862. Informazioni sulla fonte del testo. [p. 1 modifica] LA. SERVA PADRONA. INTERMEZZI DUE. posti in musica. DAGIAMBATISTA PERGOLESI. E NUOVAMENTE REPRESENTATI. IN CASA DELAFIELD. nella Quaresima del 1862. Napoli. TIPOGRAFIA DI GIUSEPPE CARLUCCIO. Vico Carogioiello, 17. 1862. [p. 3 modifica] NOTIZIE STORICHE.
ben servire e non gradire: son tre cose da morire. 5: Questa è per me disgrazia! Son tre ore che aspetto e la mia serva : portarmi il cioccolatte non fa grazia; ed io d'uscire ho fretta. O flemma benedetta! Or sì lo vedo: 10: che, per esser sì buono con costei, la causa son di tutti i mali miei. Serpina... (Chiamando dentro) Vien dimani. E ...
Io crederei, che la mia serva adesso, anzi, per meglio dir, la mia padrona, d'uscir di casa mi darà il permesso. SERPINA. Ecco, guardate: senza la mia licenza. pur si volle vestir. UBERTO. Or sì, che al sommo. giunta è sua impertinenza.
La Serva Padrona Musica: Giovan Battista Pergolesi Libretto: Gennaro Antonio Federico. Prima rappresentazione: 28 Agosto 1733, Napoli (Teatro San Bartolomeo) Personaggi: UBERTO (basso) SERPINA (soprano) VESPONE, servo di Uberto (che non parla) L'azione si svolge a Roma durante il XVII secolo
La Serva padrona Libretto. Personaggi: SERPINA (Soprano) UBERTO (Basso) VESPONE, servo di Uberto (che non parla) INTERMEZZO PRIMO. Camera; Uberto non interamente vestito, e Vespone di lui servo, poi Serpina. UBERTO. Aspettare e non venire, Stare a letto e non dormire, Ben servire e non gradire, Son tre cose da morire. Questa è per me disgrazia;