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La Cripta Imperiale di Vienna è un vasto ambiente sotterraneo che si trova sotto la Chiesa dei Cappuccini a Vienna. È stata dal 1633 il principale luogo di sepoltura della dinastia asburgica, tra imperatori del Sacro Romano Impero, imperatori d'Austria e loro discendenti.
La Cripta imperiale sotto la Chiesa dei Cappuccini è consacrata ai membri dell'ex dinastia austriaca degli Asburgo e racconta la loro storia. La tradizione di seppellire i regnanti nella cripta ebbe inizio nel 1633. 150 Asburgo, inclusi 12 imperatori e 19 imperatrici e regine, hanno trovato nella cripta la loro ultima dimora.
- Tegetthoffstraße 2, Vienna, 1010
- 01 512685388
Cripta degli Imperatori di Vienna. La Cripta degli Imperatori (Kaisergruft), situata sotto la Chiesa dei Cappuccini, è il luogo in cui riposano i resti degli imperatori d’Austria. Fra i circa 150 sarcofagi della cripta, i più famosi sono quelli di Maria Teresa, di Francesco Giuseppe I, dell’Imperatrice Sissi e del principe ereditario Rodolfo.
Numerose, nella cattedrale, le statue e le icone di Cristo e della Madonna associate a leggende popolari. La statua di Cristo crocifisso sembra abbia una barba vera che cresce ancora oggi, mentre il Cristo del mal di denti sarebbe solito punire i peccatori colpendoli appunto col mal di denti.
La Cripta Imperiale di Vienna è un vasto ambiente sotterraneo che si trova sotto la Chiesa dei Cappuccini a Vienna. È stata dal 1633 il principale luogo di sepoltura della dinastia asburgica, tra imperatori del Sacro Romano Impero, imperatori d'Austria e loro discendenti.
La Herzgruft (letteralmente Cripta dei cuori) è la camera che protegge le 54 urne contenenti i cuori dei membri della dinastia degli Asburgo. Si tratta di una piccola stanza fuori dalla Cappella di San Giorgio dell' Augustinerkirche, inserita nel complesso dell' Hofburg, nel centro di Vienna .
Storia della Cripta dei Cappuccini Dal 1618, la cripta dei Cappuccini a Vienna è la più importante tomba di famiglia degli Asburgo - un monumento e simbolo del potere sovrano che veste di una bellezza inquietante la propria impermanenza.
