2014
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Indice. 1 Etimologia e caratterizzazione. 2 Funzioni del mostro. 3 Classificazione. 3.1 I tipo: abnormità e deformità. 3.2 II tipo: l'ibrido. 3.3 III tipo: il sovrannaturale. 3.4 Altre classificazioni. 4 Percezione e ricezione del mostro.
oppure una persona molto malvagia (bisogna essere veri mostri per godere del pianto di un bambino); 4. in particolare, nel linguaggio giornalistico, viene detto mostro chi ha commesso uno o più delitti particolarmente crudeli ed efferati (il m. del Tevere, di Firenze).
móstro Figura mitologica che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale, in quanto per lo più formata di membra e di parti eterogenee, appartenenti a generi e specie differenti, con aspetto deforme e dimensioni anormali sì da indurre stupore e paura.
Il mostro, quale linguaggio dell'inconscio, appare a Freud il prodotto dell'attività deformante della censura dell'Io, e a Jung il prodotto creativo della realtà collettiva e impersonale (prima che soggettiva e personale) dell'inconscio. Alla domanda "Il mostro è nato prima nella realtà o nel sogno?"
2a. fig., persona di aspetto repellente: l’incidente l’aveva reso un vero mostro; scherz.: pettinata così sei un mostro! | iperb., individuo che non rientra nei comuni canoni di bellezza: che mostro di donna 2b. TS med. feto, spec. non vitale, caratterizzato da marcate anomalie congenite dello sviluppo embrionale 2c.
mostro 2 [mó-stro] ant. monstro s.m. 1 Essere mitologico, creato con innaturali accostamenti di elementi naturali, spesso esagerati o deformati: i centauri, la chimera, i ciclopi, la medusa...
mostro ‹mó·stro› s.m. Creatura mitica risultante da una contaminazione innaturale di elementi diversi, e tale da suscitare l’orrore o lo stupore: Cerbero è un m. della mitologia greca. fig. Criminale efferato: i m. nazisti Essere di una bruttezza repellente: è un m. (BIOL). Individuo, animale o vegetale, che presenta gravi anomalie. lett.
